C’e’ del marketing nella politica, ma a differenza di un consumatore che elegge i prodotti tutti i giorni, gli elettori lo fanno ogni cinque anni. Che fortuna per i politici…
Facendo questo mestiere o meglio facendo il “mestierante” ho la grande fortuna di imbattermi sempre in grandi persone e in grandi idee. Spesso dal confronto nasce un dialogo sinergico che riesce a svegliare in me nuovi interessi e mi ispira nuove sfide. Questa sera ho assistito ad una interessante conferenza sul marketing politico dove due noti professionisti spagnoli tracciavano, con dei piccoli distinguo, un parallelo molto interessante tra il marketing politico e il marketing aziendale. In Italia, Berlusconi dimostrò che era possibile creare un prodotto politico, facendo una corretta analisi della situazione politica e sociale, lavorando sui sondaggi e con dei messaggi chiari riuscì in pochi mesi a far nascere quello che è stato il vero “miracolo italiano”. Non voglio usare la scorciatoia ideologica per continuare questo discorso e non mi interessa in questa sede parlare delle mie preferenze politiche, voglio solo approfittare di questo spazio per una scorribanda in un mondo che mi affascina ma che non mi vede protagonista: la politica. La politica di ieri Si andava alle Feste dell’Unità, si andava alle cene di partito, si andava ai collettivi sindacali, addirittura c’era gente che si faceva spaccare il cranio per mettere dei manifesti. C’erano i dibattiti pallosissimi e le tribune elettorali della televisione di stato. Per assurdo alla fine le strategie politiche erano le stesse della propaganda Nazista orchestrate dal genio nefasto di Paul Joseph Goebbels. Se guardiamo oggi gli undici principi di Goebbles sulla propaganda ci rendiamo conto che c’è praticamente tutto nel vecchio modo di fare politica e per assurdo molti di questi principi li vediamo ancora in onda sui nostri schermi: che tristezza.